Vita da timidi
di e con Guido Castiglia
disegno luci Dana Forte
luci e fonica Franco Rasulo
regia Guido Castiglia

Che dire quando i parenti della tua infanzia riescono a segnarti tutta una vita? Cosa pensare quando, a fissarti, ci sono due occhioni, uno blu e l’altro rosso, di un bidé indiscreto? Quando a lasciarti senza parole è la balbuzie, senza sorriso la carie? Che fare quando del tuo sfogo poetico rimane solo lo sfogo? Che dire di tutto questo? Un personaggio si trova in attesa, insieme al pubblico presente, di qualche cosa o qualcuno; un dottore, forse. Nell’attesa si confida ai presenti parlando di sé, della sua timidezza e dei guai che gli ha procurato, delle sue sventure paradossali, ma anche dei suoi sogni e dei suoi ricordi che, nel fluire comico dello spettacolo, assumono una consistenza via via più poetica.

Scomposizione

Dopo lo spettacolo è previsto un lavoro di scomposizione e analisi degli strumenti e delle dinamiche della comicità. La scomposizione consiste nel ripercorrere con i ragazzi presenti in sala lo spettacolo nei suoi frammenti drammaturgici, per scoprire, insieme a loro, le qualità tecniche dei molteplici livelli di comicità insite nello spettacolo e per analizzare le basi “matematiche e ritmiche” della teatralità comica. “Vita da Timidi” è, infatti, un composito quadro stratificato di modalità tecniche della comicità.

Durata spettacolo più scomposizione 1h e 30 min.

a partire da 11 anni
Trama

Un personaggio racconta di sé e della sua timidezza, “mettendo in piazza”, in un crescendo di comicità, i suoi imbarazzi infantili e adolescenziali: “la prima recita scolastica”, “la sua balbuzie” ecc.
Che dire quando i parenti della tua infanzia riescono a segnarti tutta una vita? Cosa pensare quando, a fissarti, ci sono due occhioni, uno blu e l’altro rosso, di un bidé indiscreto? Quando a lasciarti senza parole è la balbuzie, senza sorriso la carie? Che fare quando del tuo sfogo poetico rimane solo lo sfogo? Che dire di tutto questo?
Il buffo personaggio si trova in attesa, insieme al pubblico presente, di qualche cosa o qualcuno; un dottore, forse. Nell’attesa, si confida ai presenti parlando di sé, della sua timidezza e dei guai che gli ha procurato, delle sue sventure paradossali, ma anche dei suoi sogni e dei suoi ricordi che, nel fluire comico dello spettacolo, rivelano il suo mondo e il suo immaginario.
Lo spettacolo si conclude con un condensato ironico di “immagini ricordo” della propria vita attraverso una comicità che da grottesca si fa via via sempre più poetica.

Dopo lo spettacolo è previsto, con i ragazzi e gli insegnanti presenti in sala, un lavoro di scomposizione e analisi degli strumenti e delle dinamiche della comicità (durata spettacolo più scomposizione 1h e 30 min) 

Temi prevalenti

La timidezza è il pretesto per entrare in un tema più ampio delle problematiche preadolescenziali. Lo scopo “terapeutico” della comicità diviene evidente in questo spettacolo nel quale, attraverso l’autoironia un personaggio recupera, valorizzandola, la propria memoria.
Attraverso i diversi linguaggi della comicità, da quella gestuale alla comicità poetica del surreale, in un crescendo che valorizza sempre più i contenuti e i sentimenti dell’emblematico personaggio.
Inoltre, la rappresentazione scenica offre l’opportunità di scoprire le differenze e i diversi livelli linguistici che compongono l’universo comico.
In tal senso è importante “la scomposizione” prevista dopo lo spettacolo dove l’attore, in una sorta di lezione spettacolo, spiega, con semplicità e chiarezza, i meccanismi della comicità, al fine di offrire ai ragazzi uno strumento di lettura e di distinzione della comicità televisiva che nutre il loro immaginario.

Tecniche e linguaggi teatrali utilizzati: teatro d’attore.

Lo spettacolo affronta, nella sua fluidità, i diversi linguaggi della comicità, da quella gestuale alla comicità poetica del surreale. L’intero spettacolo è una carrellata delle tecniche comiche in un crescendo che valorizza sempre più i contenuti e i sentimenti del personaggio.

Metodo di lavoro

Lo spettacolo è stato costruito con la tecnica dell’improvvisazione teatrale basata su schemi comici precostituiti.

Indicazioni sulle scenografie

Una selva di leggii di ogni dimensione divengono di volta in volta il podio del delirio del personaggio.

Indicazione bibliografica

Per un più accurato approfondimento si consiglia il testo “IL TEATRO DEL FARE – il teatro come welfare educativo – una plausibile didattica della comicità – appunti e idee per la formazione teatrale nella scuola” di Fabrizio Cassanelli e Guido Castiglia – Edizioni Titivillus – in vendita nelle librerie oppure acquistabile anche on line http://www.ibs.it/code/9788872183311/cassanelli-fabrizio-castiglia-guido/teatro-del-fare-il.html o rivolgendosi alla casa editrice www.titivillus.it.

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Una plausibile didattica della comicità
a cura di Guido Castiglia

Questo documento è un estratto del libro “IL TEATRO DEL FARE”
Autori: Guido Castiglia e Fabrizio Cassanelli
Edizioni Titivillus

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In teatro

spazio scenico: minimo 6 x 4
quintatura nera: fondale e quinte a taglio
presa elettrica: 16 o 32 o 63 Ampere – 380+neutro per strumentazione illuminotecnica Una presa 220 per la fonica.
carico elettrico: 13 KW.
La compagnia utilizza proprio materiale: impianto d’illuminotecnica con 10 o 12 fari da 1.000 W a seconda dell’ampiezza dei teatri, 2 casse acustiche di potenza adeguata, lettore CD, impianto fonico compreso di microfono a capsula.

In luoghi non teatrali

Lo spettacolo è rappresentabile anche in luoghi non teatrali alle seguenti condizioni:

spazio scenico: minimo 4 x 4
presa elettrica: è sufficiente una presa 220 W in prossimità dello spazio scenico (la compagnia è dotata di trasformatori per la regolazione su mixer luci).
carico elettrico: è sufficiente un carico di 3 KW. La compagnia utilizzerà fari da 500 per non superare il carico luci.
oscurabilità: nel caso il luogo non fosse oscurabile lo spettacolo, pur inficiandone l’efficacia visiva, può essere rappresentato egualmente.

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